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Costantino Nigra
Massimo d'Azeglio
Adriano Olivetti |
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Il Canavese, In tempi antichi, era la prima fertile e boscosa pianura che accoglieva al di qua dei monti coloro che scendevano dai valichi alpini o che si accingevano a superarli.
Boschi, pianure, colline sono rimasti, oggi, a cornice di una terra ricca d'arte, di storia, di monumenti antichi e moderni. Innumerevoli sono i motivi di interesse delle località del bacino canavesano: dall'ubertosa pianura di Chivasso, passando attraverso la collina morenica della Serra che racchiude i laghi glaciali di Candia ed Ivrea, per risalire la Valchiusella, la Valle Sacra, Orco e Soana, fino alle vette del Gran Paradiso, in un continuo rapporto fra storia, cultura e natura.
Molti uomini illustri ebbero i natali o scelsero il Canavese come loro patria o dimora, trovando poi nella sua storia e nelle sue bellezze il più fertile dei terreni per le loro ricerche e produzioni artistiche.
Tra gli altri, Costantino Nigra, politico e celebre ricercatore di canti popolari; Massimo d'Azeglio statista e scrittore; Giuseppe Giacosa, penna arguta di vicende e costumi medioevali; Alfredo d'Andrade, diseggatore finissimo, architetto e pittore di poetiche immagini di un Canavese agreste, immerso nel verde di boschi e pascoli.
Mille sono le testimonianze storiche della lunga vita del Canavese: nei segni dell'arte rupestre, nelle vestigia romane e nei numerosissi castelli fino alle più recenti realizzazioni architettoniche.
I castelli soprattutto raccontano le lotte tra i grandi e piccoli signori feudali, il sogno unitario di Re Arduino, le ribellioni dei Tuchini sino alle insurrezioni ottocentesche.
In particolare quelli di Agliè e di Masino ben testimoniano del Barocco Piemontese e della stagione del massimo splendore della Corte Sabauda i cui mille anni di storia ininterrotta sono l'«unicum» di cui il Canavese e l'intero Piemonte vanno giustamente fieri.
La parallela storia del lavoro canavesano ci parla invece dell'antica coltura della canapa, in seguito trasformata in agricoltura ed affiancata dalla estrazione di minerali e pietre, che si evolve negli opifici ottocenteschi sino alla moderna produzione di alta tecnologia con ricerche e produzioni industriali d'avanguardia soprattutto in campo elettronico e informatico.
Anche la gastronomia, la viticoltura, l'artigianato canavesano meritano l'attenzione del visitatore di oggi, che dal binomio turismo e cultura cerca di trarre non solo piacere, ma anche insegnamenti, per capire con le parole del poeta Guido Gozzano l'incanto della Serra d'Ivrea, «rifuggio luminoso ed alto”, donde si ammira uno dei più bei paesaggi del Piemonte.
Per tradizione e cultura la zona del Canavese si è sempre presentata come parte attiva e direttamente coinvolta nelle maggiori evoluzioni tecnico-organizzative dell'economia non solo piemontese ma anche italiana.
Dai primi processi di industrializzazione, che riguardavano principalmente la tessitura della canapa, l’estrazione dei minerali ferrosi e la forgiatura di utensili ed armi da taglio per uso contadino, si è passati all'affermarsi dell'industria meccanica per giungere all'odierna massiccia presenza dell'industria elettronica.
Parallelamente una radicale trasformazione si è pure verificata nell'ambito della progettazione e strutturazione degli stabilinti grazie all'apporto dei migliori e più qualificati architetti e urbanistii e soprattutto alla illuminata lungimiranza di Adriano Olivetti.
Tale concezione venne pure attuata nella costruzione di abitazioni per operai, e impiegati, edificate nell'ottica di una nuova visione dell'uomo e dell'ambiente. Nell'ultimo ventennio si è andato quindi sempre più affermando il settore produttivo a più alto contenuto tecnologico che costituisce un punto di riferimento e di richiamo per gli operatori del settore.
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